giovedì 4 aprile 2013

Usa, progressi negli studi per le armi radioattive. Ma gli occhi dell’Occidente sono puntati su quelle chimiche della Siria



Il doppio registro occidentale e l’assenza di notizie scomode sulla stampa nostrana. Gli occhi dell’Occidente puntati sulla Siria, come da copione già visto in Iraq, alla ricerca di armi chimiche presenti sul territorio, non importa se utilizzate dal fantomatico Esercito Libero o realmente da Assad contro il suo popolo. Intanto importanti notizie non trovano spazio tra i media occidentali e riguardano l’arricchimento dell’arsenale “strategico” degli Usa, l’unico Paese a possederne in grandi quantità (in nome della prevenzione) e ad averne fatto uso in un conflitto (a Hiroshima e Nagasaki). La divisione Bioeffects della forza aerea degli Stati Uniti rende noto che è stata avviata una ricerca che mira allo sviluppo di nuove armi radioattive e allo studio dei cambiamenti provocati dalle radiazioni nel corpo a livello molecolare. 49 milioni di dollari investiti nella scoperta degli effetti biologici che derivano dall’esposizione del corpo umano a onde di alta potenza per produrre armi da utilizzare in quelle che gli Stati Uniti hanno definito “operazioni strategiche” sia per uso “difensivo che offensivo. L’esercito statunitense è già in possesso di armi radioattive classificate come “non letali” (Active Denial System) in grado di emettere onde elettromagnetiche con una frequenza di 95 gigahertz attraverso un’antenna radio. L’innalzamento della temperatura corporea fino a 55 gradi causa un intenso dolore e costringe ad abbandonare l’area sottoposta all’emissione di onde. Sistema sperimentato e certificato nel 2005 ed utilizzato in Iraq nel 2007. Il nuovo studio sarà condotto per sette anni ed includerà esperimenti da laboratorio e sul campo.

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