lunedì 1 aprile 2013

Il “caffè sospeso”. La solidarietà in Francia ai tempi della crisi: quando Napoli diventa un modello





Napoli potrebbe racchiudersi tutta in un caffè. L’aroma che inebria i vicol e che riporta alla mente le sue contraddizioni. Gusto forte, colore nero, la "tazzulella"dove rischi di lasciare le labbra tranne specificare rigorosamente “tazza fredda”, quasi un mantra di fronte al volto del barista che lascia scorrere velocemente le mani sul bancone. Un variegato mondo che si spalanca mentre sorseggi e dalla vetrata osservi il rumore della gente che parla, con tono familiare. L’odore delle sfogliate calde e dello zucchero che si scioglie nei pensieri e ti riporta di nuovo tra i tintinnii delle tazzine e gli sbuffi della macchinetta del caffè espresso. La Napoli della solidarietà secolare, quella descritta da De Crescenzo ne“I pensieri di Bellavista”, resa nota dalla sceneggiatura di Tonino Guerra:

“Una volta a Napoli, nel quartiere Sanità, quando uno era allegro, perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare un caffè ne pagava due e lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente. Il gesto si chiamava “il caffè sospeso”. Poi, di tanto in tanto si affacciava un povero per chiedere se c’era un “sospeso”. Era un modo come un altro per offrire un caffè all’umanità”.

La Napoli dove il caffè è un rito: del risveglio del mattino, dell’accoglienza di un ospite, del riposo pomeridiano come raccontava De Filippo… “A noialtri napoletani, toglierci questo poco di sfogo fuori al balcone… Io, per esempio,; a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffé, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato”.

Il caffè come momento di socializzazione, ma anche punto esatto in cui si incontrano e confondono le estremizzazioni e le contraddizioni del sostrato sociale: ridistribuire e unificare attraverso un gesto, un circuito semplice che si esaurisce sul fondo della tazza dove qualche anziana può anche leggerti il futuro.
Da qualche anno un modello da esportare nella Parigi della solidarietà ai tempi della crisi, ma anche in Bulgaria dove fast food e negozi alimentari hanno ripensato l’iniziativa: offrire una pagnotta di pane o un panino per gli indigenti. In Francia l’iniziativa è stata ripresa dalla pagina Facebook Les Indignés De France. Il motto: «calore di un caffè in un giorno freddo d'inverno», quasi una leggenda per i francesi, che hanno scoperto il “caffè sospeso” attraverso il blog di un turista inglese che descriveva con meraviglia il gesto di un uomo di 80 anni dall’elegante cappello borsalino. Funzionerà in un contesto completamente diverso? Il caffè sospeso è innanzi tutto un atto di fiducia, la percezione che i soldi lasciati rientrino nel circuito della beneficenza. Ci piace pensare che un rito scemato nella Napoli dell’euro possa rivivere in altre atmosfere. Portando, magari, la stessa magia.

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