mercoledì 10 aprile 2013

Prove di governo fondamentalista nella Siria orientale dei ribelli: le minoranze fuggite





Raqqa è una città che dista 80 km. dal confine con la Turchia, conquistata dall’Esercito Libero e in particolare dalle brigate al-Nusra e Arianna al-Sham. Sulla bandiera issata in cima ad un pennone nel piazzale antistante il palazzo del governatore, campeggia a chiare lettere il messaggio: “Non c'è altro Dio che Allah e Maometto è il Messaggero di Allah”. Le brigate islamiste pattugliano le strade e una corte religiosa ha sostituito il sistema giudiziario in atto. Le minoranze a Raqqa sono fuggite, nonostante le manifestazioni e gli scioperi per scongiurare l’instaurarsi di un regime teocratico. La Siria è uno Stato laico, dove convivono culture diverse nel pieno rispetto delle minoranze. Ne è testimonianza la posizione dei cristiani siriani, impegnati da due anni nella denuncia dell’ingerenza delle potenze esterne non ai fini di favorire un processo di pace ma per armare e addestrare mercenari integralisti. A Raqqa la presenza della cellula al-Nusra è forte e il ramo siriano con i due iracheni lavora alla creazione dello “Stato islamico in Iraq e nel Levante”. Uno dei provvedimenti di al-Nusra è stata la limitazione della vendita delle sigarette, considerate simbolo non islamico , mentre la cellula di combattimento Arianna al-Sham sarebbe favorevole alla creazione di uno Stato integralista ma non avrebbe imposto restrizioni. Nell’area le manifestazioni sono state numerose. Alcune hanno interessato gli statali che non ricevono gli stipendi da mesi. Il peggioramento della povertà e della disoccupazione sono dovuti alla mancanza di sovvenzionamenti pubblici per le colture di grano e cotone e alla carenza di acqua che ha costretto migliaia di persone ad abbandonare la zona. Raqqa si è mostrata leale ad Assad, riconoscendo al Presidente la capacità di aver tutelato le minoranze creando una rete di alleanze tra le tribù sunnite e il resto dell’Oriente. Le comunità alawita di Tabaqa e quella dei cristiani sono fuggite, dopo numerosi atti di violenza, tra cui la profanazione di una chiesa. Gli attivisti sostengono che gli jihadisti appaiono ben finanziati e non pensano che possa esserci una supremazia dell’ala moderata. Molti abitanti si sono ribellati alla sostituzione della bandiera della rivoluzione con il drappo nero perché non si riconoscono in uno stato fondamentalista. In un opuscolo diffuso dalla brigata al-Nusra, si suggeriscono gli abiti adatti per le donne. In città si indossano jeans e camicie strette, adesso si teme di tornare ai mantelli neri e ai veli “consigliati”: nessun vestito vistoso perché i precetti dicono che “una donna non dovrebbe vestire in modo da invogliare un uomo”. I capi religiosi non vogliono comunque inimicarsi la popolazione, vissuta fino a questo momento in un sistema laico che ha rispettato la diversità. Sanno che Riqqa è solo un piccolo tassello del mosaico siriano. A noi resta un piccolo quadro del futuro della Siria, con la complicità dell’Occidente.

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