giovedì 4 aprile 2013

Siria. Centinaia di jihadisti europei combattono nell’Esercito Libero





Sono affiliati ad Al Qaeda, hanno passaporto inglese e sono partiti per la Siria con l’intento di unirsi ai ribelli per combattere Bashar Assad. Secondo una stima dell’International Centre of for the Study of Radicalization (ICRS), 5.500 combattenti stranieri sono arrivati in Siria e l’11% proviene dall’Europa, in ordine da Gran Bretagna, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Danimarca. Il quadro, come avverte uno dei ricercatori, è incompleto e frammentario e la maggior parte dei dati proviene da siti online che elogiano il martirio di jihadisti. La preoccupazione dei governi interessati alle partenze è legata a un possibile terrorismo di ritorno dopo l’esperienza sul campo in Siria. Nel caso della Gran Bretagna, come ha spiegato il giornalista siriano Al-Abdeh, il numero dei combattenti potrebbe essere molto più alto di quello stimato perché va operata una distinzione tra residenti nel Regno Unito e individui che vi hanno vissuto per un gran numero di anni. Charles Farr, il direttore dell'Ufficio per la sicurezza e la lotta al terrorismo, ha presentato la relazione annuale del Ministero dell'Interno stimando che il numero di combattenti britannici si aggira intorno ai 70-100 e si tratta perlopiù di veterani che hanno contribuito a estromettere Gheddafi dalla Libia. Il Telegraph ha riferito che si tratterebbe di jihadisti legati alla cellula estremista Jabhat al-Nusra. Nonostante le preoccupazioni dei governi legate alla trasformazione della Siria in un magnete di Al Qaeda, Gran Bretagna e Francia sono state, nelle scorse settimane, tra le promotrici della rimozione dell’embargo sulle armi. Come ha sottolineato Al-Abdeh, i campi di battaglia della Jihad sono cambiati nel corso dei decenni con gli scenari geopolitici, dall’Afghanistan degli anni Ottanta alla Bosnia e Cecenia fino alla Siria, che assume per i jihadisti un significato religioso speciale: il luogo dove, secondo il Corano, Gesù sta per tornare.

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