venerdì 27 marzo 2015

attrae/astrae

Ci si perde sulla soglia di un abisso.
Ci si attrae.
Ci si astrae.
Si contrae la sacralità della carne.
Si protrae la nudità dell’anima.
Si ritrae la curva di un prodigio.
Ci distrae il tempo di un addio.




Immagine: Stollen Kiss - Ron Hicks

domenica 22 marzo 2015

Che ti sia lieve

Che ti sia lieve
Il limbo che creasti
Tra il ventre del cielo
E l’alto della terra
Che pesarono i passi dei carnefici
Mancati sogni
Mancati figli
Mancati silenzi.


Immagine: Virginie Bocaert


martedì 3 marzo 2015

Cieli ritagliati

È un cielo ritagliato a forma di quadrato quello dove sei nato. Basta alzare gli occhi per trovarci una sorta di riparo. Guardato con gli occhi di un bimbo, doveva essere alto, sconfinato, immenso mentre le nuvole si affacciano ancora sui pensieri di un’infanzia, mille infanzie. Quella di tutti i bambini attraverso due occhi sorpresi, gli stessi che si genuflettono davanti a un fondoschiena con la stessa meraviglia di un tramonto ancorato a un giorno che va via. Il cielo ritagliato doveva assomigliare a un quadro di Magritte. A volte intarsio plumbeo di pioggia battente, altre terso di una mai stanca primavera.
Ci sono occhi intorno, quasi si annusano. I respiri delle case troppo vicini arrivano nel cono di luce mai soffusa che ha accolto il tuo primo vagito: la sacralità di linee che si incrociano senza mai incontrarsi né chiudersi, eteree ritagliano solo uno spazio tra cielo e terra dove gli angoli ogni sera ti accolgono raccogliendo i tuoi silenzi. E io ci sono entrata con la stessa fugace e profonda sacralità del tuo sguardo che mi ha detto: “Sai, un tempo questa piazza era grande ai miei occhi”. Sono linee curve, linee chiuse, ora aperte a lasciar trasparire un domani, sono cunicoli che portano nella tua mente. Luoghi fisici spazi del cuore: intimità di squarci, pensieri, due fratelli che vivono in stanze diverse. Di giorno litigano a voce alta, poi saracinesche di negozi alzati e sogni chiusi, sguardi di passanti curiosi. Cunicoli di dita che si intrecciano nel tempo, piano piano, senza chiedere al tempo di aspettare. La stessa, silenziosa e sacrale intimità di un prendimi per mano.


Immagine: Francesca Woodman