lunedì 30 giugno 2014

Piovevano bombe dal cielo. Gli Usa e il bombardamento segreto del Laos



A guardarlo sulla cartina geografica, il Laos assomiglia a un grande albero dalla chioma piegata verso l’entroterra o a un uomo quasi ignaro, lo sguardo rivolto altrove. Non ci sono sbocchi sul mare, solo orizzonti racchiusi tra terre.
Lì piovvero bombe dal cielo, per nove lunghi anni. La natura intorno rimase a guadare silenziosa il suo stupro, la gente fu costretta a scappare, centinaia di migliaia di persone che si mossero lungo la “piana delle giare” e in tutto il territorio laotiano. I profughi si lasciarono dietro villaggi distrutti e c’era tempo per una disperazione che sapeva poco di nostalgia. Di fronte alla sopravvivenza, la casa spostava il proprio spazio e diventava il volto di chi era sopravvissuto, il volto degli affetti trovati e salvi,magari di un figlio che dormiva sogni che sembravano persino tranquilli.
Questi orizzonti furono scossi da bombe a grappolo, da poco introdotte sul mercato, esplosioni continue: intorno crateri chiazzavano il paesaggio, a volte sembravano pozzanghere perse tra il bambù. Le bombe iniziarono a cadere nel giugno del 1964 e la pioggia continuò fino al marzo del 1973. Qualcuno, con il cinico senno di poi, ha calcolato la portata dei bombardamenti: una bomba ogni otto minuti per 9 anni, due milioni di tonnellate vomitate sul territorio, più di quelle cadute sulla Germania e il Giappone durante il secondo conflitto mondiale. Una guerra segreta, avrebbero detto più tardi, con i fili mossi dalla Cia. A Thoummy Silamphan non interessava molto, come a tutti i bambini che prima di lui erano stati costretti a lasciare il villaggio per evitare la morte. C’era un tempo per tutto, dicevano. Ai bambini del Laos era stato negato persino quello di piangere. Ed era una guerra strana quella, lo avevano percepito subito gli abitanti dei villaggi. Non era tanto la mancata approvazione del Congresso americano a renderla segreta, quanto un atavico bisogno di sangue che sembrava calasse le falciate nelle viscere della terra. C’era l’arcano di una guerra che cominciava nel momento stesso in cui cessava. Quando la quotidianità sembrava riappropriarsi degli sguardi delle persone, l’eredità di quegli anni pesò come un macigno. Più del 30% delle bombe rimase inesplosa e di lì a poco causò morti e feriti senza esclusione di colpi.
Thoummy aveva otto anni e stava scavando nella terra. Ne ricordava la consistenza, il momento, l’ultima immagine prima dello scoppio. Stava cercando del bambù per fare la zuppa con la sua famiglia. L’esplosione arrivò inaspettata: nessuno poteva immaginare o addirittura sapere che il pericolo si annidasse dove si cercava il cibo. Fu colpito alla mano sinistra e un agricoltore della zona lo riportò a casa. Nella sua mente chiare le immagini di un dolore rimasto più sottile ma profondo, i 28 giorni trascorsi in ospedale, l’idea stramba che si potesse morire o essere feriti senza una guerra in corso. Eredità strana quella dell’insensatezza umana. Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.



http://legaciesofwar.org/about-laos/secret-war-laos/
http://www.motherjones.com/politics/2014/03/laos-vietnam-war-us-bombing-uxo
http://eternalharvestthebook.com/march-26-watch-the-us-drop-2-5-million-tons-of-bombs-on-laos/
http://www.democracynow.org/2014/6/25/50_years_after_us_launched_secret
http://www.democracynow.org/blog/2013/4/4/40_years_after_secret_us_war_in_laos_ended_millions_of_unexploded_bomblets_keep_killing_laotians