mercoledì 3 aprile 2013

L’assassinio di Lumumba e l’ombra dei servizi segreti inglesi




Nel 2001 una Commissione d’inchiesta parlamentare belga ha accertato la responsabilità “morale” del Belgio nell’assassinio del leader congolese Patrice Lumumba, avvenuto il 17 gennaio 1961. A dicembre dello scorso anno è stata aperta un’inchiesta formale, nonostante le scuse ufficiali del governo alla Repubblica Democratica del Congo. In questi giorni nuove rivelazioni da parte di un quadro del MI6 aprono scenari inquietanti: l’ombra dei servizi segreti britannici dietro la morte del leader dell’indipendenza congolese? A Daphne Park era stato affidato qualche mese prima della sua morte, il compito di organizzare l’'assassinio di Lumumba. David Lea, accusa la “regina delle spie”, com’era soprannominata dalla stampa britannica la Park, console e primo segretario a Leopoldville (ora Kinshasa) dal 1959 al 1961, ossia – come ammesso dalla stessa Gran Bretagna - capo del MI6 nell’area congolese. Durante un incontro informale, il console aveva rivelato che l’assassinio di Lumumba si legava alla paura che avrebbe consegnato le risorse minerarie ai russi escludendo le potenze occidentali. Punto di vista condiviso dalla Cia, che aveva già cercato di assassinare il leader congolese. In particolare la spartizione riguardava ricchi depositi di uranio ad alto valore così come i diamanti e altri minerali importanti che in gran parte si trovavano nello stato orientale secessionista del Katanga.
Lumumba affrontò con lucidità e preveggenza il processo di decolonizzazione del suo Paese, ma soprattutto comprese le dinamiche profonde del neocolonialismo. La consegna del Congo ai congolesi nel 1960 assunse caratteristiche diverse dal resto dell’Africa: Lumumba capìche l’indipendenza passava per un processo di rielaborazione della memoria, con una denuncia chiara delle sofferenze imposte dai belgi e la costruzione di un’identità condivisa e soprattutto affermata a chiare lettere; il momento più toccante, come racconta Ludo De Witte, non fu la cerimonia di proclamazione di Lumumba primo ministro del Congo indipendente, ma l’inno del nuovo Stato e l’applauso dei funzionari britannici. “A Leopoldville, tutto è andato immediatamente e terribilmente fuori dai binari – scrive De Witte – e quel deragliamento era molto più di un rituale viziato. In pochi minuti, era stata strappata la maschera sul futuro rapporto dell'Africa ad ovest”. Una notizia, quella della rivelazione di David Lea, taciuta dalla stampa internazionale. Come sottolineato da Calder Walton, studioso dei servizi segreti britannici, potrebbe cadere il mito di una colonizzazione nella percezione pubblica della Gran Bretagna “buona”. Con buona pace della coscienza occidentale.

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