martedì 23 aprile 2013

Siria. Il controllo del petrolio e la strage di civili a Deir Ezzor firmata da al-Nusra




Deir Ezzor è una città della Siria orientale, fedelissima al presidende Assad, punto di incontro di diverse culture perché da secoli area tribale dove convivono allevatori, agricoltori delle regioni adiacenti e abitanti del deserto. Negli ultimi giorni è diventata teatro di scontri tra le diverse fazioni che combattono nel conflitto siriano, soprattutto in relazione al possesso degli impianti petroliferi. Il controllo del petrolio potrebbe, infatti, assicurare al fantomatico Esercito Libero il commercio di greggio verso i Paesi europei, come si evince dalla decisione di rimuovere l’embargo che interessa la Siria dal 2011 per le opposizioni siriane. Le tribù locali si sono mostrate preoccupate e hanno annunciato resistenza, soprattutto dopo la strage in un villaggio di Deir Ezzor, dove sono morti numerosi civili. Uno dei leader tribali locali avverte che il conflitto in nome dell’oro nero potrebbe aprire nuovi scenari: "Il problema di tutti i problemi, il flagello di tutti i flagelli è il petrolio. Chiediamo una riunione di tutti i villaggi e degli abitanti delle campagne per discutere questo problema, che è un grave pericolo e potrebbe causare il nostro annientamento”.
Il fronte al-Nusra, terroristi legati ad Al Qaeda che vogliono costituire un unico grande stato islamico tra Iraq e Siria, ha fatto esplodere 30 case causando la morte di molti abitanti del villaggio. La rappresaglia è avvenuta in seguito alla richiesta di aiuto da parte degli abitanti al presidente Assad per scongiurare il furto sistematico del petrolio e ad alcuni scontri dove sarebbero morti dei ribelli, tra cui mercenari stranieri. L'episodio scatenante sarebbe stato una disputa che si è accesa dopo il prelievo di un camion nella città di Masrib. Un video pubblicato dal Fronte Al Nusra (http://www.youtube.com/watch?v=AYNdgu2rQ2o) testimonia la distruzione del villaggio nella regione Masrib nel governatorato di Deir Ezzor, non lontano dal confine iracheno. L'attentato con esplosivi viene presentato come un attacco alle case di proprietà dei prigionieri Shabīḥa, ma rapporti più attendibili rimandano a una rappresaglia dei jihadisti sul villaggio per il furto di petrolio. A latere, dopo tre anni di conflitto, nel vuoto di potere emergono scontri secondari che lasciano intravedere i futuri scenari dello Stato in caso di caduta del governo siriano. Intanto l’Occidente continua a orchestrare la costruzione del nemico Assad, utilizzando come fonti anonimi attivisti che rimandano all’Osservatorio Siriano per i Diritti, una fantomatica organizzazione che è in realtà una sola persona che vive e Londra e segue con un computer e un cellulare le vicende del conflitto. Un uomo al soldo dell’Europa e delle petro-monarchie, come lui stesso ha riconosciuto in un’intervista al NYT, che influenza in maniera determinante la stampa occidentale. Una sorta di megafono dell’Occidente che limita la conoscenza sulla reale situazione siriana e non dà voce ai cristiani e alle minoranze perseguitate quotidianamente dall’Esercito Libero. I residenti delle città di Aleppo e della stessa Deir Ezzor hanno riferito che il Fronte Al Nusra sta tentando di imporre la propria interpretazione estremista della sharia islamica,vietando ad esempio il fumo e l'ascolto di musica e giudicando infedeli le donne che indossano pantaloni.
La fine di uno Stato laico, come pianificato fin dal 2005 dal Dipartimento di Stato americano, con il completo consenso dell’Europa: è questo l’obiettivo prossimo in attesa di un attacco all’Iran. Risvolti inquietanti di copioni che si ripetono, non solo nel Medio Oriente.

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