domenica 7 marzo 2021

Un giro in bella copia

 

Mi hai portato a fare un giro in bella copia, ma io non ti ho mai chiesto vieni al mare. Non c’era posto per un esercizio di pura follia, raccogliere più occhi e restare a guardare. Sei rimasto fermo nell’immagine di una panchina, dove il cielo cadeva nelle notti stellate della primavera. Si adagiava su dolori passati, lieve e a tratti inquieta. Io ti seguivo in un passaggio di malcelata lucidità: attraversare me stessa per restare dove sono, in un mondo pulito e essenziale, attraversare te per portarti dove sei già. E non è un posto gentile né vero, come racconti a te stesso. È fatto di un castello di piccoli grandi alibi che riproponi puntualmente, due occhi moltiplicati per il senso di inquietudine che ogni uomo si porta nel cuore. Ti ringrazio per aver squarciato il velo sugli stereotipi della città. Mentre li raccontavi, mi ci portavi perfettamente dentro, figura un po’ goffa in un caffè, sguardo al cielo per lasciarsi sfuggire le stelle e osservare le case, mentre ti continuo a raccontare che tornerò per avere la mia finestra sul mare. Ti dico, da quest’alba un po’ affollata di pensieri, se esiste una doppia strada da imboccare nel sentire, non stai sentendo. Stai confondendo un ragionamento di dolore, da portare agli altri e ritrovarlo un giorno tra le pieghe di un tuo discorso stonato. Oggi, nella zona di bellezza che somiglia ormai a una pozza di doppiogiochismo travestito da confusione, ti do l’ultima notizia dell’alba: il coraggio è andare e lasciar andare. Diffida di chi trattiene senza saperti tenere.


Art André Lundquist




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