sabato 23 luglio 2022

cura

Avere cura. È il centro di ogni mio gesto nel mondo, è il mio stesso stare al mondo nelle relazioni quotidiane e soprattutto nei legami. Che vuol dire esserci, poter contare anche solo su un pensiero forte, su una presenza rassicurante in un dove vicino, in un altrove lontano. E per la più strana delle leggi, quella che mia madre ripete come un mantra, che aleggia anche in questo pezzo di Sud come un gesto quotidiano di parole gentili, ciò che fai ti torna con la stessa delicata commozione.
Ogni tanto lavoro sulle mancanze e anche sulle circostanze, sui milioni di pezzi costruiti con tenacia, su quelli che mancano con malinconia. Così capita di parlarne tra discorsi che assomigliano spesso a una confidenza: "il caffè a letto è una mancanza, in realtà proprio una dimenticanza dei miei legami. Tranne di mia mamma. Me lo porto spesso da sola nelle domeniche d'inverno".
E stamattina, in una mattina di risveglio taciuto in questa strada fino a oggi a tratti operosa, qualche volta brontolona, quasi donna dalle cosce lunghe e la vita snella attorcigliata di chiacchiericci lontani, la "cura" intenerisce le dimenticanze della mia vita.

Olga Tamburini 


Foto mia










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