martedì 19 marzo 2013

Cuba: agricoltura urbana come strategia per la sovranità alimentare






Nel nome delle multinazionali. Così si potrebbe brevemente riassumere il sistema agricolo su cui si basa l’Occidente civilizzato, con una serie di questioni aperte che negli ultimi anni stanno alimentando un dibattito acceso su produzione, sostenibilità e risorse. In un contesto dagli scenari catastrofici, gli spunti di riflessione offerti da una serie di lavori di Sinan Koont, docente di economia ed è coordinatore di Studi latinoamericani al Dickinson College di Carlisle, sull’agricoltura urbana cubana come strategia di sovranità alimentare possono apparire interessanti. Come conciliare spinte centripete e centrifughe della globalizzazione? Occorre ripensare il sistema di distribuzione delle risorse della Terra? Quali modelli? Localizzare per superare la crisi e opporsi alle spinte sovranazionali?
Uno sguardo all’Occidente: il problema della gestione delle risorse
Attualmente l’agricoltura occidentale è organizzata intorno alla produzione di cereali attraverso estensioni di tipo monoculturale. Il tutto finalizzato all’ingranaggio dei sistemi di allevamento intensivi. L’attuale consumo di carne nell’Occidente si aggira intorno agli 85-90 kg. pro capite annuali, con ripercussioni disastrose sull’ambiente e sulle risorse. Per favorire le monocolture, soprattutto mais la cui produzione necessita di ingenti quantità di acqua, da cinquanta anni si sono rotti gli equilibri dell’intero ecosistema, con divari evidenti tra nord e sud del mondo. Il 50% dei cereali prodotti (nei paesi poveri per lo più) viene utilizzata non per sfamare ma per produrre biocarburanti e per alimentare gli allevamenti intensivi. Si intuisce che un’agricoltura tradizionale non potrebbe assicurare una produzione e un consumo di carni così elevato. In un recente articolo pubblicato dal Guardian, Vandana Shiva ha puntato il dito contro multinazionali come la Monsanto, Dupont, Syngenta, Basf e Dow, che - nei paesi poveri e soprattutto in Africa - contrasterebbero un’agricoltura agro-ecologica (basata su semi tradizionali e coltivazioni differenziate) per incrementare un sistema industriale legato a OGM, fertilizzanti, pesticidi e monocolture. Il tutto in nome del denaro.
Sovranità alimentare?
Sinan Koont definisce sovranità alimentare “il diritto di ogni popolo a definire le proprie politiche riguardanti l'agricoltura, per proteggere e regolare la produzione agricola nazionale e dei mercati con l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, per decidere in che misura si voglia aderire all’autosufficienza nel cibo e impedire ai mercati nazionali di essere inondati da prodotti sovvenzionati da altri paesi”. In Italia alcuni fenomeni sottolineano l’importanza di un ritorno ai localismi per contrapporsi a processi sempre più pressanti di globalizzazione: l’incentivazione dell’agricoltura a km. zero, di quella biologica, la nascita di monete di scambio locali, il dibattito sulla sentenza del 12 luglio, con cui la Corte di Giustizia della Unione Europea ha confermato il divieto di commercializzazione delle sementi tradizionali non iscritte nel catalogo europeo. Un regalo alle multinazionali, un divieto per gli agricoltori.

Cuba… o della sovranità alimentare come mezzo di sussistenza, tutela ambientale e gestione delle risorse
A causa dell’embargo che dal 1962 colpisce l’isola di Cuba, l’agricoltura urbana in forme definite evolute, ha costituito una delle possibili via d’uscita all’emergenza ma allo stesso tempo un modello alternativo al sistema capitalistico e di monopolio delle multinazionali. La capitale, con una popolazione di oltre 2 milioni di persone, ha giocato un ruolo importante nelle innovazioni agro-ecologiche e nella creazione di alternative alla monocultura. Come spiega Koont, a L’Avana più di 35.000 ettari di terra vengono utilizzati in agricoltura urbana utilizzando solo concimi biologici e tecniche naturali di controllo dei parassiti. Grazie ai sistemi organoponici (coltivazioni con il 50% di terreno e l’altra metà di sostanze organiche) si riescono a produrre 16 kg. di ortaggi per metro quadro - utilizzati anche per mense scolastiche e di ospedali – in 450 orti condotti da privati o da contadini. I prodotti, sempre freschi, vengono poi distribuiti in mercati locali.
La scelta di innovazione e di un cambiamento delle prospettive di gestione delle risorse interne avvenne a Cuba dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la fine del commercio con il COMECON. Scarseggiando benzina, gasolio, macchine agricole, fertilizzanti e pesticidi gli sforzi si concentrarono sull’incentivazione della produzione agro-ecologica per far fronte alla crisi di produzione alimentare. Dal 1994 la terra è stata distribuita alle persone come parceleros o alle cooperative, sono stati incentivati i cortili coltivati ad uso familiare, piccoli appezzamenti individuali, aziende di stato e aree di autoconsumo. Nel 1997 i risultati del cambiamento sono stati evidenti: la produzione è aumentata e la dieta cubana ha beneficiato dell’introduzione di prodotti locali; le discariche sono state trasformate in terreno produttivo e l’occupazione è cresciuta.
L’impegno del governo cubano a partire dagli anni Ottanta è stato rivolto alla formazione di addetti al settore attraverso finanziamenti alla ricerca e l’apertura di centri e istituti professionali specializzati. La protezione ambientale e le innovazioni tecnologiche sono state riconosciute dal World Wilflife Fund e, nonostante le lacune da colmare e il cammino ancora in corso - Cuba rimane un esempio concreto di ripensamento della gestione della terra in chiave di sviluppo sostenibile. Il tutto con investimenti sociali che puntano all’occupazione e alla ricerca. Agricoltura agro-ecologica come possibile alternativa?



http://www.youtube.com/watch?v=JIWsxo5nNgg&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=LvCwdWq4iV4&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=ksXaDoHCSCw&feature=player_embedded
http://organoponico.co.uk/


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