La felicità
di saperti in cammino
verso i miei occhi
e la linea mediana che unisce
il mio cuore
e il sentirti,
alla pancia
e il mancarmi,
fino al centro del tutto,
dove nasce una vita
e si annida
l’urgenza di te.
Olga Tamburini
Art Derek Shockey
La felicità
di saperti in cammino
verso i miei occhi
e la linea mediana che unisce
il mio cuore
e il sentirti,
alla pancia
e il mancarmi,
fino al centro del tutto,
dove nasce una vita
e si annida
l’urgenza di te.
Olga Tamburini
Art Derek Shockey
Ho rimandato a ieri
la scelta di cadere
nei tuoi occhi.
Tu distratto disegni i miei sogni,
io ti guardo e distraggo i tuoi oggi.
Art Antonio Varas de la Rosa
Costruiamo la gabbia della nostra infelicità, con l’ingenuità di una sposa all’altare dei sogni, con la dignità di uno sguardo nelle avversità e un vestito di stoffa cucito un po’ di anni fa. La fierezza col quale si mostra la fiaba là dentro, con un sogno leggiadro, ballerina sul palco di tutte le solitudini, che vediamo da soli ma di sera si infrange dentro un vuoto di gesti, di affetti, di parole lasciate a metà o sospese per rimandare a domani la scelta di andare e volare.
Costruiamo la gabbia della nostra infelicità, la spacciamo per un oggetto di lusso, unico ed eccezionale nel suo scintillio di falsi sorrisi, attese buttate sul contentino della banalità. Ma la sera poi arriva, passi il giorno a inseguire speranze, all’interno uccello un po’ stanco, il dolore di un gesto incompreso, la finestra sul tempo perduto. Al soffitto sono gocce di luce poche lacrime appese dentro occhi già vuoti e i pensieri che liquidi scorrono sul pavimento della necessità. Ma la melma di false illusioni è più forte, a volte racchiude e diventa l’inconsistente rifugio dell’idealità. È l’immagine di una faccia, di una vita, di un futuro come appare nel cuore, come piace pensarla a portata di mano e di sguardo, di occasioni mendaci elemosinate lungo la strada dell’inutilità.
Art Bernard Meadows
Girotondo dei sensi e un mi pensi sfiorato tra dita veloci a cercare il tuo posto, il mio quando, caramelle nel cielo, un meccano di fili a colori, solo sogni appesi ad un lembo di cose mai dette e mai fatte. Poi mi porti su un’isola occhi, il tuo sguardo la terra approdata, il mio corpo primavera sbocciata. È un fiorire di nuvole, di segni e di sogni, un sorriso tra i fiori e i virgulti, la tua voce si fa la sua strada, il sentiero, la scia, sospensione di aria e respiri. La stagione dei miei desideri trova posto in ogni tuo tocco, poi si aprono cerchi e il tuo corpo ritorna tra le mani e il mio dove. Ieri sarà domani, ora è tempo di curve, vascelli, luccichio distratto di una mano che cerca la vita.
Sussurri al mio cuore i fremiti di un passato atteso. Mi conosci da sempre, ti sembra, mi respiri da adesso, mi senti. E si appannano insensati scrosci di un tempo, dove navigavamo liberi su onde lontane e aspettammo la tempesta per rimescolare carte di solitudini e assi da gioco. Non barare, ti dico. Mi prendi la mano, sei la strada, la torre, il faro in quella tempesta. Le acque sono calme, non ho più paura. Mi spoglio di un silenzio davanti ai tuoi occhi e mi puoi toccare il cuore. La nudità del sentirsi più forti seppur indifesi, i tuoi occhi corazza ad ogni pensiero. L’orizzonte dipinge una scia di fumo, la tua bocca di uomo percorre il mio corpo ed io mi perdo nel sapore di un antico istinto, sopravvivere a un mare in tempesta.
Temete sempre, profondamente, chi disprezza l'altro perché diverso da sé. Temete anche chi non sa riconoscere il valore altrui perché, nella sua testa, oscura il suo.
Art Elizaveta Porodina
Ed abbiamo viaggiato tra mille fantasie di una strada di istinti e di sogni scrutati. Tu eri l’alba di un mio segreto spolverato sul bordo di una tazza tra mani insicure e piatti tremanti di solitudini singhiozzate. Balbettio confuso di una notte già persa nel sonno e io persa di te nei miei sogni. Accarezza il mio corpo il tuo sguardo e accarezza il mio sguardo il tuo corpo. In un gioco di ruoli, solo un gioco di luce. Ed abbraccio il silenzio di una parola già fatta, tu il calore di un pensiero mai detto, la tua strada di pensieri distratti l’ho percorsa a ritroso, arrivando alla fonte, alla fronte, al ricordo di un giorno. Poi si sveglia una notte e ha il tuo stesso silenzio negli occhi.
Art Hiroshi Sato
Come quando in un tram ansimante di incerte parole, le luci della sera accarezzano un respiro. Si tiene un sussulto per mano e i tuoi sguardi mi ancorano al cielo. Sei la sete, la pace, la folla racchiusa in due occhi, singhiozza ancora la strada. Poi la pioggia.
Sei adulta quando diventi la madre di tua madre e sai dire, con la faccia più bella, non è niente, passerà.
Art Edvard Munch, 1899
Dalla bocca comincia la chiamata. Sono sensi appesi alla finestra, desideri tenuti un po’ nascosti. Sono sogni lasciati a marinare, giusto il tempo per non lasciar marcire. Vieni, entra. Dentro un gesto la grandezza