venerdì 2 agosto 2013

Rafael Correa: un nuovo ordine mondiale basato sulla supremazia dell’uomo e non del capitale




Nel discorso al XII vertice ALBA, il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha posto l’attenzione sull’esigenza di instaurare un nuovo ordine mondiale, nettamente contrapposto al sistema lobbistico occidentale, in cui non siano le élites a decidere le sorti del mondo, ma, in un ribaltamento delle prospettive, siano i popoli a stabilire i criteri dei governi. Supremazia dell’essere umano e non del capitale partendo proprio dall’America Latina e da paesi come Venezuela, Bolivia ed Ecuador che hanno riconquistato la sovranità popolare, il principale “peccato” – secondo Correa – mai perdonato dal sistema elitario mondiale. Si tratta di una strada ancora lunga e non priva di difficoltà da affrontare: non sono stati risolti tutti i problemi, ma appare chiara la volontà di superare quella che Correa definisce "l'entelechia del mercato e l'imperialismo finanziario", che ha sottilmente sostituito gli interventi militari e le bombe, concentrandosi sulla supremazia del mercato e dei dollari. Alla luce delle vicende mondiali e dei noti doppi registri occidentali, Correa ha auspicato la creazione di tribunali arbitrali da parte di organizzazioni come Alba, Cepal e Unasur, ritenendo scandaloso che organismi internazionali siano totalmente corrotti e al di sopra della giustizia. L’esempio più lampante citato dal presidente è quello legato alla compagnia petrolifera Chevron, accusata di aver trascorso un decennio cercando di distruggere il sistema giudiziario ecuadoriano corrompendo avvocati. A un sistema rivelatosi fallimentare, legato al capitalismo spietato e alla globalizzazione, Correa ha contrapposto un superamento della povertà come imperativo morale, tenendo saldamente ferma l'identità come fattore di unione. Identità legata soprattutto ai popoli indigeni e al miglioramento delle loro condizioni di vita, in un’ottica di unità e integrazione che tenga lontani meccanismi di destabilizzazione esterni.

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