domenica 10 novembre 2019
sabato 9 novembre 2019
Sulla tua spalla sono sparite le paure. Mi chiederai un ricordo o un silenzio. Ti racconterò il riscatto di un tempo presente, delle mille solitudini di sere passate senza un cuore da ascoltare e mani per contare la distanza da un battito di felicità. Un attimo, un solo attimo, per deporre le armi della malinconia e le cento difese di un sentimento.
Sulla tua spalla avrei voluto dire alla ragione vola tra questi pensieri che odorano di vita, spezza il cerchio di abitudini e fatti mare, tempesta, ruggito. Invece, planando tra il collo e un cuore distratto a cui badare, sono rimasta in un tuo silenzio perduto.
In quell'assenza ho ritagliato un ricordo e un'attesa. Era la mia casa, il tuo sogno, un sorriso. Ero al sicuro, scoperta, indifesa. Eri voragine, volo, inquietudine. Eravamo il sospetto di un quasi addio che può salvarci dalle solitudini.
Olga Tamburini
Sulla tua spalla avrei voluto dire alla ragione vola tra questi pensieri che odorano di vita, spezza il cerchio di abitudini e fatti mare, tempesta, ruggito. Invece, planando tra il collo e un cuore distratto a cui badare, sono rimasta in un tuo silenzio perduto.
In quell'assenza ho ritagliato un ricordo e un'attesa. Era la mia casa, il tuo sogno, un sorriso. Ero al sicuro, scoperta, indifesa. Eri voragine, volo, inquietudine. Eravamo il sospetto di un quasi addio che può salvarci dalle solitudini.
Olga Tamburini
martedì 5 novembre 2019
Non conosco il vuoto che lacera il tuo cuore. Mi avvicino con silenzio e pazienza, da lontano scruto un sentimento.
Riconosco un mio mattino imbronciato, molte paure, il vuoto di anni. Riconosco la ferita di secoli, del dolore degli uomini passato eppur nuovo. Sa di sale e nuvole grigie.
Si dilata un poco il tuo cielo, solo un attimo, mi annido, mi faccio sorriso, sole, solo silenzio.
Siamo estranei, ripeto a te stesso. Non siamo estranei, ripeto a me stessa. Giusto il tempo di un desiderio rimasto a guardare stupito.
Sono nuvola quando ti incontro.
Sono sole, un mattino imbronciato, il tuo cielo.
Olga Tamburini
Gustav Klimt, Upper portion of two lovers 1908
Riconosco un mio mattino imbronciato, molte paure, il vuoto di anni. Riconosco la ferita di secoli, del dolore degli uomini passato eppur nuovo. Sa di sale e nuvole grigie.
Si dilata un poco il tuo cielo, solo un attimo, mi annido, mi faccio sorriso, sole, solo silenzio.
Siamo estranei, ripeto a te stesso. Non siamo estranei, ripeto a me stessa. Giusto il tempo di un desiderio rimasto a guardare stupito.
Sono nuvola quando ti incontro.
Sono sole, un mattino imbronciato, il tuo cielo.
Olga Tamburini
Gustav Klimt, Upper portion of two lovers 1908

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