C'è tanta infelicità. C'è tanta solitudine. Ci sono vuoti da riempire. Ci sono maschere da indossare. Ci sono sovrastrutture che pesano, dolori che lacerano, emozioni come coltelli, paure come spettri. Ci sono sogni possibili lontani e vuoti impossibili vicini. E poi ci siamo noi. In una zona indefinita che oscilla tra il desiderio e la disperazione di non dirci tutto quello che abbiamo da raccontarci.
sabato 29 agosto 2015
venerdì 28 agosto 2015
Il sapore del mio addio
Lo riempi di niente il vuoto di un addio. Il treno scivola su un binario di incertezze, risucchia i pensieri di un silenzio: un amore, un amato, un amante, un amico. Con la coda dell’occhio lo puoi vedere andar via e raccogli la solitudine di uno sguardo appoggiato all’ultimo vagone, il mio, quello dell’uomo che mi sta di fronte occhi fissi sul finestrino, della donna in lontananza si tiene la gonna a fiori.
Lo riempi di speranze il tempo di un addio. La speranza che qualche porta si apra, serrata nei labirinti della mente e del cuore, sigillata tra impotenti paure e mancate verità. Sono porte complicate, affacciano su ferite profonde. L’istinto, a volte, dice di fuggire, di non fermarsi a guardare la voragine, il cuore, a volte, dice di restare. Restare e provare ad affondarci nelle inquietudini, non solo a galleggiarci, per risalire e tornare a vivere. Lo sento tutto il freddo delle porte che hai chiuso, provo a dirti non esistono i per sempre, riscattiamo i mai.
Lo riempi di immagini un addio. I tuoi occhi che ridisegnano un altrove, lasciando scivolare un forse, la tua spalla, incavo in cui sognare e sentirsi al sicuro, il passato che raccogli negli oggetti e porti nei luoghi dove ti pensi a casa, mani che stringono, braccia che si inarcano sulle mie paure. Nessuna valigia. Poco tempo di restare.
Lo riempi anche di un sapore l’addio. Il cielo ci ha invidiato l’ultimo bacio. Ci siamo detti eccomi ancora, non sappiamo come, non sappiamo se. In quell’attimo il riscatto di attese vorticose stampate sulla pelle e due mondi che pian piano scivolavano tra le nostre mani. Un addio ci raccoglie ancora, perché siamo insieme dove si ferma il sogno e cominciamo noi.
Ho avuto voglia di tornare a casa, per sentirmi protetta. Ma lì ho trovato il vuoto.
Immagine Ron Hicks

Lo riempi di speranze il tempo di un addio. La speranza che qualche porta si apra, serrata nei labirinti della mente e del cuore, sigillata tra impotenti paure e mancate verità. Sono porte complicate, affacciano su ferite profonde. L’istinto, a volte, dice di fuggire, di non fermarsi a guardare la voragine, il cuore, a volte, dice di restare. Restare e provare ad affondarci nelle inquietudini, non solo a galleggiarci, per risalire e tornare a vivere. Lo sento tutto il freddo delle porte che hai chiuso, provo a dirti non esistono i per sempre, riscattiamo i mai.
Lo riempi di immagini un addio. I tuoi occhi che ridisegnano un altrove, lasciando scivolare un forse, la tua spalla, incavo in cui sognare e sentirsi al sicuro, il passato che raccogli negli oggetti e porti nei luoghi dove ti pensi a casa, mani che stringono, braccia che si inarcano sulle mie paure. Nessuna valigia. Poco tempo di restare.
Lo riempi anche di un sapore l’addio. Il cielo ci ha invidiato l’ultimo bacio. Ci siamo detti eccomi ancora, non sappiamo come, non sappiamo se. In quell’attimo il riscatto di attese vorticose stampate sulla pelle e due mondi che pian piano scivolavano tra le nostre mani. Un addio ci raccoglie ancora, perché siamo insieme dove si ferma il sogno e cominciamo noi.
Ho avuto voglia di tornare a casa, per sentirmi protetta. Ma lì ho trovato il vuoto.
Immagine Ron Hicks

lunedì 24 agosto 2015
La parola
domenica 16 agosto 2015
rimane
La faccia nella spalla
disegna tenerezza
la bocca sulla curva
risale nostalgie.
Ti guardo
sorriso sui tuoi occhi.
Mi guardi
affondo ogni paura.
Rimane tra le mani
il solo desiderio
che quelle braccia ancora
disegnino confini:
io e te
due solitudini
mai perse tra i pensieri,
tracciate sotto un cielo
che eterna il tuo respiro.
disegna tenerezza
la bocca sulla curva
risale nostalgie.
Ti guardo
sorriso sui tuoi occhi.
Mi guardi
affondo ogni paura.
Rimane tra le mani
il solo desiderio
che quelle braccia ancora
disegnino confini:
io e te
due solitudini
mai perse tra i pensieri,
tracciate sotto un cielo
che eterna il tuo respiro.
domenica 2 agosto 2015
e parlo già a me stessa solo se parlo a te
Tu sei
se avessi un’altra vita
se avessi un altro sogno
il cielo è un po’ speziato
le spezie un po’ celate,
sei il tempo che ritorna
l’istante che ripassa
e spolvera noi due
racchiusi in uno sguardo.
Tu sei
se trattenessi il mare
se ripensassi me
guardando te allo specchio,
la meta già vicina
il vuoto un po’ lontano,
una parola data
le cose ancora dette
le cose meritate.
Io qui.
Un invito ad andare
l’ipoteca del tornare,
vorrei arrivare a te
non scavalcare i muri
ma attraversare i tuoi,
adesso sono altrove,
dove riposi tu,
e parlo già a me stessa
solo se parlo a te.
Immagine: Henri Matisse
se avessi un’altra vita
se avessi un altro sogno
il cielo è un po’ speziato
le spezie un po’ celate,
sei il tempo che ritorna
l’istante che ripassa
e spolvera noi due
racchiusi in uno sguardo.
Tu sei
se trattenessi il mare
se ripensassi me
guardando te allo specchio,
la meta già vicina
il vuoto un po’ lontano,
una parola data
le cose ancora dette
le cose meritate.
Io qui.
Un invito ad andare
l’ipoteca del tornare,
vorrei arrivare a te
non scavalcare i muri
ma attraversare i tuoi,
adesso sono altrove,
dove riposi tu,
e parlo già a me stessa
solo se parlo a te.
Immagine: Henri Matisse

Iscriviti a:
Post (Atom)