mercoledì 12 novembre 2014

Quasi sogno, quasi tempo



Quei due si tenevano per mano prima di conoscersi. Era un gioco di sensazioni aggrovigliate tra le pieghe dei desideri, era attesa, devastante attesa di sguardi che riuscissero a scollarli dalla bruttura e li ancorassero saldamente a un sorriso. Erano momenti immaginati, ritagliati all’ideale, al sogno, all’immaginazione, nostalgia di primavere, il vagare persi tra la gente, l’effimero che prendeva ogni volta le sembianze di un uomo o di una donna.

Quei due, erano l’alfa e l’omega di un sogno, del loro sogno, e dove finiva uno cominciava l’altro, senza paura di interporre silenzi o barriere. Percorrevano strade diverse eppure sembravano avvicinarsi mentre fuori il mondo girava tra solitudini e nostalgie di cose mai avute. Un richiamo che si allontanava a tratti, quasisogno svanito nell’ora della rassegnazione. Eppure riuscivano ad assaporare un retrogusto mai intinto di cose lontane o passate, ma ogni volta nuovo.

Quei due sorseggiavano la vita quasi con avidità, per sentire l’attimo in cui tra mille odori e sapori intravedessero una traccia che parlasse di loro. Il tempo e la vita avevano un appuntamento, dove i per sempre non esistevano e lo spazio si dilatava, come l’abbraccio di un prato fiorito o un disegno mai completato: aspettavano la mano dell’altro per renderlo speciale.

Quei due si incontrarono un giorno semplice, ognuno portava per strada se stesso, senza retorica, fronzoli, trucchi. All’angolo della strada due occhi entrarono dentro altri occhi e lui disse: - Sai, io sono fragile.
E lei, sorriso nascosto tra le pieghe delle labbra: - Conosci un’altra strada per dirmi che sei un uomo?

Immagine: René Groebli

1 commento:

  1. A volte è meraviglioso credere di riuscire ad interpretare le stesse sensazioni di un'altra persona, anche quando si sa che mai nessuno esattamente potrà capire a fondo l'altro.
    Quindi Grazie per i fiori donati e mai raccolti

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