sabato 16 giugno 2018

Tempo di andare


Quando la videro arrivare, la piccola e forte tartaruga di mare trascinava con sé un fagotto pieno di alghe. Granchio notò l’andamento stranamente veloce e a tratti preoccupato, il polpo Ottotentacoli fu colpito dal sasso che Tartaruga stringeva tra le zampe. Non era un sasso qualunque. Era il ricordo di una notte tempestosa in cui il mare ululava, quando erano rimasti intrappolati in una grotta: tre sconosciuti in balia delle onde e delle tenebre. Tartaruga aveva raccontato tante storie e mille avventure e in tutto quel tempo continuava a ripetere che a narrarle in realtà era il mare. La loro amicizia speciale era nata quel giorno: lei aveva preso spesso le chele e i tentacoli dei suoi animaletti spauriti tra le sue zampette ruvide, stringendole senza far mai male. Con delicatezza, cercando di scacciare via tutte le paure.

- Io non conosco questa grotta. Come possiamo fare? Arriveranno altri animali più grandi? Saranno spaventosi? – aveva urlato Ottotentacoli tremando.
- Riusciremo a superare le difficoltà? – continuava a ripetere Granchio.
Tartaruga, dall’alto della sua saggezza, li aveva accuditi e protetti sotto il guscio, aveva cantato e sorriso come se il tempo si fosse fermato. E poi… Ottotentacoli e Granchio per la prima volta avevano dipinto sassi con il nero della seppia, il verde delle alghe o sfregandoli tra loro. Strane forme affioravano sulla superficie, bisognava dare un nome alle cose che si potevano ammirare: la grande balena bianca, il gabbiano venuto da lontano, le nuvole che volteggiavano nel cielo a primavera. E così, da quella notte, ogni volta che fuori c’era mare agitato o i tentacoli e le chele si incastravano in qualche scoglio, Tartaruga era solita dire: “Qua la zampa, tutto passa!”.

Quel giorno, un giorno uggioso di giugno, Tartaruga era arrivata invece poco puntuale all’incontro, non sorrideva né sembrava saggia e serena. Ottotentacoli e Granchio si accorsero dagli occhi che era giunto il tempo di lasciarsi.
- Ma, ma tu sei pronto per partire! Perché ci fai questo? – disse il polpo disperato e trattenendo le lacrime.
- Perché devo RI-TORNARE? Qualcosa dentro di me mi chiama forte, forte, sempre più forte! Supera persino il rumore del mare in tempesta. Mi dice torna.
- Si parte per nostalgia? Vuoi dire questo?
- Non proprio. Si parte per tanti motivi. Si parte perché nell’ambiente in cui siamo c’è poco cibo e questo è un aspetto essenziale per sopravvivere. Si può decidere di partire per esplorare nuovi orizzonti e per mettersi alla prova: potrebbe succedere anche a voi un giorno! Pensateci bene: “dai andiamo a scoprire l’incanto dopo il grande scoglio! Da piccoli era proibito, ma ora siamo grandi noi!”.
E si parte anche per “ri-tornare”.
- Ritornare e cosa vuol dire ritornare? Il passato è stato, non può tornare più. Ce lo hai insegnato tu! Proprio tu!
- Ritornare per me vuol dire essere dove sono nato. Adesso vi racconto un segreto: quando l’uovo si schiude e vediamo per la prima volta la luce, noi tartarughe di mare ci inebriamo talmente tanto del mondo intorno che anche a distanza di decenni ricordiamo perfettamente la rotta per tornare in quel posto!
- Ma, ma è impossibile! Come fate a ricordare la rotta per ritornare?
- Nessuno lo sa. Eppure ricordiamo perfettamente la mamma e il papà, dentro di noi riusciamo a sentire un vortice di emozioni che ci spingono a tornare, a correre verso la meta anche se distante tante miglia.
- E noi? Noi? – disse Granchio con gli occhi sbarrati - Noi dovremo versare tutte le lacrime del mondo?
- No, non serve piangere! Siamo nell’oceano. Le lacrime ci saranno ma si confonderanno con il mondo intorno. Vedete, non conta essere fisicamente vicini. Conta essersi incontrati e aver fatto un pezzetto di strada insieme.
- Ci vuoi dire, saggia testuggine, che dobbiamo sentirci perfino fortunati? – sbottò Ottotentacoli quasi infastidito.
- Fortunati non proprio, privilegiati sì.
- Privilegiati? E che significa essere privilegiati? Una parola difficile che non servirà a farci essere meno tristi!
- Privilegio è un dono che la vita ci ha riservato. Poterci conoscere e condividere tante emozioni: la gioia, il dolore, la rabbia… momenti unici ed irripetibili. Ricordate quando sono arrivata? Avevo un accento un po’ strano per voi e qualcuno mi ha chiesto: perché indossi quello strano guscio.
- Ma non ci vorrai più bene! Ti dimenticherai di noi – disse Granchio muovendo nervosamente le chele.
- Non si dimenticano quelli che amiamo. Il cuore di ognuno è infinito e c’è spazio per tutti. Ci sono persone a cui riserviamo un posto speciale e qui dentro c’è il volto di ognuno di voi. Soprattutto il sorriso! Di quando vi rincorrevate, tu Granchio sbuffavi e si creavano mille bolle intorno… ricordate? Allora Ottotentacoli si agitava per farle scoppiare e cercava in tutti i modi di farti arrabbiare per continuare il suo gioco.
- Per te è facile partire! Tu vai via. Siamo noi che rimarremo in questi luoghi e ci sarai ovunque.
- Per me sarà difficile invece, più di quanto possiate immaginare. La rotta è piena di insidie e lascio un posto che conosco e in cui stavo bene. Qui so dove trovare il cibo, insieme affrontiamo le correnti e i pericoli. Un unico gruppo! Adesso dovrò fare un lungo viaggio, cercare di non perdermi, sopravvivere alle difficoltà, conoscere nuovi animali, guidata solo dall’istinto.
- E sarai felice? – chiese a voce bassa Granchio.
- Sarò felice perché è quello che sento sia giusto per me. E tutti dobbiamo gioire della felicità altrui – disse sorridendo Tartaruga.
Finalmente Ottotentacoli e Granchio videro il suo viso disteso e sereno.
- Adesso ci sentiamo meno tristi. Siamo pronti a lasciarti andare! Buon viaggio amico e… qua la zampa!”




Illustrazione di Paulo Galindro



1 commento:

  1. Che bella! Leggerei un libro scritto da te cara Olga. Edoardo ha apprezzato con emozione.
    Un abbraccio alla tartaruga più preziosa che ci sia :-)

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