La notte porta via con sé l’urgenza del tuo corpo. Sono pieghe colmate, un tempo vuoti, dove abbiamo annidato un’attesa. Sono passi inerpicati nel buio che muoiono sulle tue labbra, sono impronte di sogni lasciati ad asciugare, sono i tanti desideri sparsi, indefiniti, inattesi che hanno la forma del tuo volto. Misuro il tuo corpo. Dieci baci il tuo collo, qualche spanna il tuo petto, batte forte il tuo cuore. Ti tocco. Le stelle stanno a guardare, trattengono il fiato, quasi stupore. Occhi chiusi sul mondo, occhi aperti su te. Ti ho aspettato mille secoli, adesso un attimo, e dirado un’alba che pronuncia il tuo nome. Nessun risveglio che ti porti via.
Immagine: Rimel Neffati
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