mercoledì 2 settembre 2015

Dirado un'alba

La notte porta via con sé l’odore del tramonto, eppure lo vedo ancora tra i tuoi occhi. Sono i riflessi allungati sul fiume, ondeggiano più lunghi dove incontrano lo sguardo vicino, poi tremolano come dita incerte su una tela fino a fermarsi fissi tra i tuoi pensieri e il mio orizzonte. Mi si chiede di essere luce, vorrei dirti solo di restare. Ti sfioro. Si aprono strade sul tuo corpo. Sento solchi scivolare tra le mani, ridisegno con le dita il contorno di un ti amo che oscilla tra un vorrei tu fossi felice e un prendermi cura di te. Veleggio sul tuo corpo tra i segni del tuo tempo, un giorno saranno rughe con il nome dei ricordi.

La notte porta via con sé l’urgenza del tuo corpo. Sono pieghe colmate, un tempo vuoti, dove abbiamo annidato un’attesa. Sono passi inerpicati nel buio che muoiono sulle tue labbra, sono impronte di sogni lasciati ad asciugare, sono i tanti desideri sparsi, indefiniti, inattesi che hanno la forma del tuo volto. Misuro il tuo corpo. Dieci baci il tuo collo, qualche spanna il tuo petto, batte forte il tuo cuore. Ti tocco. Le stelle stanno a guardare, trattengono il fiato, quasi stupore. Occhi chiusi sul mondo, occhi aperti su te. Ti ho aspettato mille secoli, adesso un attimo, e dirado un’alba che pronuncia il tuo nome. Nessun risveglio che ti porti via.


Immagine: Rimel Neffati

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