Inoltrati in ogni mio sguardo, un fiore che attende l’acqua dalla tua bocca.
Sii miele, sii ape, ruba con me e per noi l’eternità trasformata in un attimo da fermare.
Toccami come si fa con la magnolia che sboccia, come la fresia che riempie di spezie i giardini della mente, goccia che si appoggia sulla pelle senza ascoltare il rumore del vento.
Conducimi tra le correnti di Ninive e Melfi, laggiù, tra le scie nascoste che portano ai bazar africani. Lasciami respirare il tuo viso.
Fammi chiudere gli occhi di sera e ritagliare la tua immagine, riaprirli all'alba e trovarti ancora lì, un sorriso abbozzato di malinconia.
Abbandonami tra le pieghe di un tuo dolore, perché io possa essere luce.
Indosserò le tue parole come perle sospese al sonno e ai sogni, lame affilate della nostalgia.
Possiedi la mia mente fino a farla sprofondare nell’abisso di un volo senza rete, oltre i confini dello spazio, in un posto nascosto dal mondo per noi.
Poi,
lasciami andare via.
Chi si appartiene ha un posto nell'eternità. Ciò che si dimentica, non ci è mai appartenuto.

La perfezione fatta parola...
RispondiEliminaSei tu, Olga, l'ineffabile autrice?
RispondiEliminaSì, sono io
EliminaLa genuinità del sentimento, l'immediatezza espressiva del verso e la perfetta combinazione delle parole usate, provocano in chi la legge una suggestione che fa percepire, come proprio, ogni moto dell'anima del poeta. Bellissima!
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